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sabato 21 agosto 2010

Delitto Galiotto, salta la sentenza

 Sentenza rinviata. E’ quanto ha stabilito il gup Francesco Maria Meriggi sull’omicidio di Giulia Galiotto, uccisa nel febbraio del 2009 dal marito, il 35enne reo confesso Marco Manzini. La sera dell’11 febbraio 2009, a San Michele dei Mucchietti, Marco Manzini ha colpito più volte la moglie alla testa con un sasso, poi ne ha gettato il corpo nel fiume Secchia, simulandone il suicidio. Alla ricostruzione del delitto ha contribuito lo stesso Manzini quando, dopo i primi momenti in cui ha negato il suo coinvolgimento, ha ammesso e confessato le sue colpe.  Prima di emettere la sentenza - attesa per ieri mattina in un’udienza chiusa al pubblico - il gup Meriggi ha comunicato alle parti di voler ascoltare le testimonianze dei genitori e dello zio dell’imputato, chiedendo un’integrazione istruttoria. Le parti si riaggiorneranno quindi il prossimo 20 settembre.  Il 18 giugno, nel corso del processo con rito abbreviato, il pubblico ministero Pasquale Mazzei aveva formalizzato per Manzini la richiesta di trent’anni di carcere per omicidio premeditato. Gli avvocati difensori dell’imputato, invece, avevano chiesto di escludere la premeditazione, di applicare attenuanti generiche e «il riconoscimento del vizio parziale di mente per Manzini, motivato dalle condizioni di sofferenza psicologica in cui l’uomo si trovava nel momento in cui aveva commesso il fatto». Nel dicembre 2009, Marco Manzini era stato dichiarato capace di intendere e di volere dal perito incaricato dal giudice, la dottoressa Patrizia Zavatti. Ed è in merito alla premeditazione o meno del delitto che il giudice molto probabilmente ha chiesto un’integrazione istruttoria, rinviando la sentenza. Nell’udienza di ieri, oltre all’imputato, erano presenti Giuliano Galiotto e Giovanna Ferrari, i genitori della vittima, che nel processo si sono costituiti parte civile. Il loro legale, l’avvocato Elisa Vaccari, il 18 luglio aveva formalizzato una richiesta di risarcimento di 1 milione e 700 mila euro, «avanzata per ragioni giudiziarie e sulla base di criteri assicurativi previsti dalla legge, restando inteso che ai miei clienti non interessa il denaro ma la giustizia». Anche sul risarcimento, bisognerà attendere che si vada a sentenza.  Ieri, dopo la comunicazione del giudice, iniziata intorno alle 9.30 e durata circa un quarto d’ora, Giuliano Galiotto e Giovanna Ferrari hanno espresso il loro rammarico per la mancata sentenza: «E’ uno stillicidio senza fine, una tortura - ha dichiarato il padre di Giulia Galiotto - Per noi la verità c’è già: nostra figlia è morta per sempre». «Ci aspettavamo la sentenza - ha aggiunto la madre di Giulia, Giovanna Ferrari - Speriamo che l’accertamento della verità non sia un insabbiamento della verità. Essere donna oggi non vuol dire candidarsi ad essere uccisa». Fiducia nell’operato del giudice Meriggi è stata espressa dal loro avvocato, Elisa Vaccari: «Le nuove testimonianze saranno sentite in udienza con contraddittorio. Meriggi è noto per le sue sentenze scrupolose e inappellabili. Restiamo fiduciosi». «Attendiamo serenamente l’esito dell’integrazione istruttoria - dichiara Roberto Ghini, uno dei due legali di Manzini - Le persone che il giudice vuole ascoltare sono state già sentite nel corso delle indagini dai carabinieri. Evidentemente il giudice vuole approfondire alcuni punti». - Evaristo Sparvieri

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