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sabato 31 luglio 2010

Gifuni: «Pavese tra parole e musica»

MODENA . «Quando la scrittura raggiunge livelli così alti, la parola si guadagna uno statuto fuori dal tempo». Con l’“Omaggio a Cesare Pavese” di Fabrizio Gifuni, è la parola del poeta delle Langhe ad andare in scena ai “Giardini d’estate”.  L’attore e drammaturgo presenta, alle 21.30, “Non fate troppi pettegolezzi”, spettacolo con musiche di Cesare Picco, uno dei più bravi e affermati pianisti delle ultime generazioni.
  
Fabrizio Gifuni, quando è nata l’idea di uno spettacolo su Pavese?   
«Un paio di anni fa, durante il festival di poesia di Parma. Avevano chiesto a me e a Cesare Picco di lavorare a un progetto sul rapporto tra Pavese e la musica. Poi abbiamo raccolto le provocazioni di Massimo Mila, musicologo e amico di Pavese».   
Ovvero?   
«Abbiamo scoperto che Pavese era totalmente disinteressato alla musica classica. Preferiva le canzonette. Siamo partiti da lì per arrivare a una drammaturgia originale, sia dal punto di vista del testo che delle musiche».   
In cosa consiste lo spettacolo?   
«Abbiamo lavorato sul dialogo tra musica e parole per ricreare i testi di Pavese con un senso nuovo. La spina dorsale è un racconto giovanile, “Il blues delle cicche”. Si trova in “Ciau Masino”. Il protagonista è un giornalista, alter ego dell’autore, che si diletta a scrivere canzoni e, in un locale, incontra un musicista napoletano. E’ un racconto diverso dal mondo al quale Pavese ci ha abituato. E’ divertente e insolito. C’è molto dialetto, torinese e napoletano».   
Sono ripresi altri brani dell’autore piemontese?   
«Di Pavese ripercorriamo la vita e la carriera. Diari privati e poesie scelte entrano nello spettacolo. Fino alla frase che gli dà il titolo, quel “Non fate troppi pettegolezzi” che Pavese ha annotato su una pagina bianca poco prima di togliersi la vita. Una frase identica la scrisse anche Majakovskij».   
Ora Pavese. Prima Gadda e Pasolini. Sul palcoscenico porta i grandi del’900.   
«Sono autori che amo. Con Gadda e Pasolini sono partito dall’attualità del loro messaggio. Con Pavese è diverso. La sua parola suona contemporanea perchè è quella di un grande poeta. Per questo appartiene all’immaginario collettivo di generazioni di scrittori e lettori».   
Nella sua carriera si divide fra teatro, cinema e fiction: differenze?   
«Per il cinema e la tv mi diverto a fare l’intreprete puro. In teatro porto progetti pensati sin dall’ideazione. - Evaristo Sparvieri

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