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domenica 5 settembre 2010

Caso Meucci, prof dal giudice: «Preside, ritiri la censura»

Il prof. Mele con rappresentanti Cgil
  CARPI . Finisce davanti ai giudici del Tribunale del lavoro la vicenda di Francesco Mele, il professore dell’Istituto “Meucci”, che durante un collegio docenti aveva chiamato la polizia, ritenendo che il preside violasse i diritti degli insegnanti di protestare contro la Riforma del ministro Gelmini.
SPARVIERI A PAGINA 20 

Il caso Meucci finisce in Tribunale

 Approda al Tribunale del lavoro la vicenda che vede protagonista Francesco Mele, professore dell’Istituto “Meucci”, che durante un collegio docenti aveva chiamato la polizia, ritenendo che il preside violasse i diritti degli insegnanti. Ieri Mele ha annunciato di aver presentato il 31 agosto una domanda di controversia di lavoro contro l’istituto, davanti al Collegio di conciliazione, passo necessario prima di un eventuale ricorso al giudice.  Nella domanda, la richiesta di annullamento di una sanzione di censura, ritenuta da Mele e dal suo legale Maria Virgilio - ex assessore all’Istruzione della giunta Cofferati di Bologna - «illegittima e ingiusta». La sanzione è stata disposta il 30 luglio dal dirigente d’istituto, Paolo Davoli. La vicenda però inizia il marzo scorso. E’ lo stesso Mele a ripercorrerne i momenti salienti: «Avevamo chiesto al preside un collegio docenti per discutere la situazione della scuola, ma non ci è stato concesso. In compenso, il 16 marzo, il preside ne ha convocato un altro con un ordine del giorno diverso da quello richiesto da noi docenti, negandoci di votare una mozione che riguardava il rinvio dell’organizzazione dei corsi a un momento successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della riforma Gelmini. L’elenco delle violazioni del preside era così grave che ho chiamato la polizia». Dopo il movimentato collegio, da alcuni docenti sono partiti diversi esposti agli Uffici scolastici provinciale e regionale sulla legittimità del comportamento del preside e Mele, nel frattempo, ha informato della vicenda gli organi di stampa. «Non abbiamo ricevuto nessuna risposta - continua Mele - ma il 27 aprile è arrivata una circolare “bavaglio” dal direttore regionale Marcello Limina e il 3 maggio la scuola ha ricevuto un’ispezione sull’episodio». Nella circolare, Limina ricordava disposizioni normative che «impongono di astenersi da dichiarazioni che possano ledere l’immagine della pubblica amministarzione e di rapportarsi con i superiori nella gestione delle relazioni con la stampa». In seguito all’ispezione, invece, che ha giudicato la chiamata delle Forze dell’ordine «spropositata e eccessiva», il 15 giugno il preside Paolo Davoli ha inviato a Mele una contestazione di addebiti. Tra le motivazioni, «comportamenti impropri che hanno turbato la seduta» di marzo, «in particolare con la chiamata alle forze dell’ordine, avvenuta senza informare il dirigente». Alla contestazione, Mele risponde il 1 luglio con una lettera nella quale definisce «illegittimo» il procedimento disciplinare avviato dal preside, che sfocia infine il 30 luglio nella sanzione di censura, sulla quale ora dovrà decidere il Collegio di conciliazione. Ma la vicenda assume anche i toni della polemica politica, con la Flc Cgil che accusa Limina di atteggiamenti «intimidatori» contro chi critica la riforma Gelmini: «Limina vorrebbe collegi docenti esecutori degli ordini del ministro».

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