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mercoledì 8 settembre 2010

«Libertà di insegnare a rischio»

 «In gioco c’è la libertà di insegnamento». Così Francesco Mele, il professore dell’Istituto Meucci “censurato” dal preside per aver chiamato le Forze dell’ordine durante un collegio docenti, replica alle dichiarazioni del dirigente scolastico provinciale, Gino Malaguti.
All’indomani dell’intervento del dirigente scolastico provinciale Gino Malaguti, il professor Mele ribadisce le sue posizioni. L’insegnante, sanzionato il 30 luglio dal preside del Meucci Paolo Davoli con un provvedimento di “censura” per aver chiamato la polizia durante un collegio docenti, ha annunciato di aver presentato il 31 agosto ricorso al Tribunale del lavoro, al quale viene chiesto l’annullamento della sanzione. Il giorno successivo all’annuncio, il dirigente provinciale Malaguti ha preso le difese di Davoli, dichiarandosi concorde con il suo operato. Ma Mele entra nel merito di quelle dichiarazioni, replicando punto su punto a Malaguti: «Innanzitutto - spiega il docente - non è corretto dire, come fa Malaguti, che la mia chiamata alla polizia ha interrotto il collegio. La polizia è arrivata a riunione terminata e, come si legge nello stesso verbale del collegio, era stata sciolta dal preside, preso atto dell’impossibilità di continuare in quella situazione di rivolta». Secondo Malaguti, se Mele avesse voluto redigere un documento sui problemi della riforma Gelmini, avrebbe dovuto convocare un’assemblea sindacale. «A febbraio ci sono state due assemblee - replica Mele - e sono state partorite due lettere, per i genitori e per gli studenti, spiegando le conseguenze della riforma. Il nostro obiettivo era portare quegli argomenti in una sede istituzionale diversa, cioè nel collegio docenti». Per Mele, il preside avrebbe negato ai docenti quell’opportunità, convocando un collegio alternativo, con un ordine del giorno diverso rispetto a quello dei docenti: «Quando Malaguti dice che l’ordine lo stabilisce il preside ha ragione solo in parte. Il collegio è autoconvocabile anche su richiesta di 1/3 dei docenti. E’ ovvio che a un’autoconvocazione ci si aspetta che l’ordine del giorno sia il nostro. Il preside ha detto invece che quello era il suo collegio e ci ha negato anche il voto di una nostra mozione, senza contare che in un collegio è un primus inter pares. Infine, la censura non è un provvedimento minimo, ma è il secondo grado a disposizione di un dirigente d’istituto».  Sul caso-Mele sono intervenuti anche l’on. Ghizzoni e la sen. Bastico del Pd che prendono la difesa del prof. Mele e definiscono “un esempio di dedizione al potere” l’atteggiamento del dirigente regionale. - Evaristo Sparvieri

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