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giovedì 30 settembre 2010

Fenomenologia della bici gialla, il problema non è solo il peso

la Gazzetta di Modena — 30 settembre 2010   pagina 18   sezione: CRONACA

Chiunque arrivi a Modena in treno conosce la bici gialla numero 1179. Fino a qualche giorno fa, la bici gialla 1179 giaceva sola e abbandonata sotto la pensilina di piazza Dante, uno dei 39 punti prelievo Centro in bici dislocati in città. Tra i pendolari che ogni giorno scendono alla stazione di Modena, la bici 1179 è leggendaria.
La sua particolarità che l’ha resa unica è la ruota posteriore: la gomma toccava freni e telaio, rendendo ogni singola pedalata per dirla con un eufemismo alquanto faticosa. Il sottoscritto, fruitore del servizio, ha segnalato a suo tempo il difetto a chi di dovere, ricevendo per tutta risposta che, dopo attente verifiche, nulla è stato riscontrato. E così la bici gialla numero 1179 è rimasta per tanto tempo esclusa dalla scelta dei circa 2500 iscritti al servizio: l’unica sempre disponibile, tristemente prelevata a costo di sforzi fisici inumani e faticose sudate. A porre fine a questa subalternità rispetto alle più apprezzate 271 consorelle gialle, il gesto estremo di un ciclista ignoto: un biglietto, come un messaggio in una bottiglia o un telegramma, posato sulla cima del cestino della numero 1179. Poche parole: «E’ rotta. Aggiustatela». Stop. La data del foglietto volante - 19 aprile - a testimonianza di una condizione di irreparabilità senza tempo, anche se il gesto dell’ignoto salvatore della bici risale a un paio di settimane fa. Da allora la bici gialla 1179 è tornata come tutte le altre, libera e felice, con le sue piccole ammaccature, i suoi sellini ballerini, i suoi fanalini non sempre illuminanti, i suoi pedali storti, le sue gomme piene come un triciclo e tutti gli scricchiolii vari che si convengono a mezzi di locomozione di tal fatta, specie quando si attraversano le stradine acciottolate del centro storico. C’è tutta una fenomenologia dietro la fruizione delle bici gialle. Le regole da seguire sono poche ma fondamentali: si arriva nei punti prelievo e, per prima cosa, si getta un’occhiata nei dintorni. I più fortunati, quelli che arrivano prima, si permettono il lusso di scegliere tra le bici con il cestino, da un aspetto più materno, e quelle senza cestino, più sportive e dinamiche. Almeno all’apparenza. Perché pedalare con le bici gialle dalle gomme piene è sempre una fatica, come una fatica è trovarle. Di solito molte non vengono riposizionate. E dietro ogni bici mal posizionata c’è sempre un fruitore che rimane appiedato. Poi, nella ristretta gamma di bici disponibili, ogni fruitore passa ad un check-in ciclistico che sa di visita medica con risultanti non incoraggianti: qui non va la luce, lì i freni non frenano, in queste il sellino va su e giù. Perplessità. Alla fine, dopo un attento esame del rapporto qualità-convenienza, si cede a ciò che offre la casa: la bici viene prelevata dalla rastrelliera, come una nave al varo. Si lascia in deposito la chiave, in segno di pegno. Appena si comincia a pedalare subentra il pentimento. - Evaristo Sparvieri

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