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giovedì 16 dicembre 2010

Tutti chiusi in stazione: c è chi piange di paura e chi è solidale col corteo

fonte: haisentito.it
 Chi è dentro è dentro, chi è fuori resta fuori. Il corteo non autorizzato arriva in piazza Dante verso alle 10.30. Sono un centinaio le persone in quel momento dentro la stazione, prese alla sprovvista dall’azione delle forze dell’ordine, che blocca tutte le vie di accesso: porte e cancelli chiusi per evitare l’invasione dei binari, come in altre città. Molti gli studenti, arrivati nella mattinata a Modena, che guardano attraverso le porte a vetro i loro compagni. Al di qua della manifestazione, sostengono la protesta. Pochi gli anziani: una signora piange impaurita.  E’ venuta a Modena da Firenze per un’importante visita medica. Un viaggio che fa periodicamente: «Ci sono persone che non si possono permettere di aspettare neanche 5 minuti», dice, provando «rabbia e paura» per gli scontri. Perchè in stazione, ieri, la manifestazione non autorizzata degli studenti ha portato alla luce anche una frattura generazionale. E in quel microcosmo con porte e cancelli chiusi che è diventata la stazione, si vedevano giovani solidalizzare con i loro compagni al di là del vetro e anziani atterriti dalla foga contestatoria. Che non si trattasse di un giorno come gli altri, i viaggiatori ne hanno avuto sentore appena scesi dai treni. Un lucchetto, di grosse dimensioni, a sbarrare il cancello laterale, quello che si attraversa per accedere direttamente in piazza Dante, utilizzato di solito da chi imbocca il sottopasso che immette sul binario uno. Alcune persone, scese dall’Intercity 580, vi si dirigono come d’abitudine, salvo poi tornare indietro trovando la via sbarrata. Dentro i locali della stazione, la sala d’aspetto è un po’ più piena del solito. Ma i cori e le voci della protesta sono ancora distanti. Ne arriva appena un’eco alle persone impegnate nell’atrio ad aquistare il biglietto. Un addetto Fs indica l’unica via di uscita, davanti la biglietteria. Il tempo di raggiungerla e viene chiusa anche quella porta. «Topi in gabbia», ripetono alcuni viaggiatori. C’è chi, come Annalucia Cinquina, è arrivata da Roma per un corso di formazione: «Mio marito è professore universitario. Io i ragazzi li capisco. Anche a Roma hanno occupato la Sapienza». La pensa in maniera simile Andrea Te, studente a Bologna ma residente a Modena. Mentre vede sopraggiungere l’onda di manifestanti, dice di essere d’accordo. Pochi minuti. Arriva un nuovo treno. E una nuova folla di viaggiatori si riversa in stazione. Un proliferare di telefonate. Ai familiari, agli amici. Annunciano ritardi nei loro impegni. Non avevano fatto i conti con una manifestazione che, come dirà poi uno dei poliziotti, non era prevista. «Questa protesta mi costerà tra i 500 e i 1000 euro», racconta seccatissimo un uomo. Era atteso per testimoniare in un processo. E’ infuriato: «Ora dovrò pagare una multa salata». Le voci degli studenti intanto si fanno sempre più forti. Scandiscono slogan e insulti, incomprensibili per chi è rimasto chiuso dentro. In un’atmosfera ovattata, ci si domanda fino a che punto si sia al sicuro o in trappola. Una manciata di minuti di panico e incertezza. Nenache il tempo di trovare una risposta, e il corteo si allontana con i disordini diventano roba d’altri. Forse. - (eva.spa.)

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