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venerdì 11 marzo 2011

Posata la prima pietra della stazione “Italia”


 COSTA RICA.  Scende la notte nella riserva di Karen Mogensen, nella penisola di Nicoya. È un concerto di suoni: cicale, scimmie urlatrici, varie specie di uccelli e altri animali salutano la fine del giorno e sembrano festeggiare la posa della prima pietra della nuova stazione biologica e meteo-climatica “Italia”, realizzata dalla onlus delle Gev, “Foreste per sempre”, in collaborazione con enti costaricensi e organizzazioni modenesi.
A posare sul suolo la prima pietra, nel corso di una piccola cerimonia immersa nella natura incontaminata del parco, Oscar Piancentini, in rappresentanza dell’Apmi, l’associazione di piccole e medie industrie modenesi finanziatrice dell’opera, e Zavida Hernandez, presidentessa dell’associazione locale Asepaleco, sui cui terreni sorgerà la nuova stazione sperimentale: «Molte imprese modenesi confederate nella nostra associazione sono già presenti nel mercato costaricense - afferma Piacentini - questa iniziativa sancisce il principio di come l’attività imprenditoriale possa ben conciliarsi con le problematiche ambientali, dimostrando la sensibilità che le società appartenenti al nostro gruppo hanno verso questo tipo di tematiche».
 La stazione meteo climatica “Italia” si aggiunge infatti ad altre iniziative realizzate in passato nel Paese centroamericano da enti e organizzazioni modenesi, in particolare nella riserva Karen Mogensen. Come il sentiero Modena, uno degli oltre 10 cammini immersi nei 900 ettari di foresta incontaminata. O come il sentiero Evelina, dal nome di una bimba della provincia di Modena, in visita con la sua scuola in Costa Rica nell’ambito di un programma di interscambio culturale. A settembre, saranno alcuni bambini di Sassuolo a volare nella riserva, mentre i loro coetani costaricensi verranno in visita nella nostra provincia. «Anche a distanza di più di 12 mila chilometri da Modena - spiega Dario Sonetti, docente universitario all’Unimore e coordinatore di “Foreste per sempre” - queste piante salvate repirano per noi. Il loro ossigeno raggiunge anche le nostre città italiane, Modena compresa. É giusto che i bambini modenesi vengano qui per capire i valore della biodiversità».
 Passo dopo passo, Sonetti spiega a visitatori e studenti le differenti specie animali e vegetali che si incontrano durante il cammino: il fico strangolatore, così denominato perchè cresce sopra altri tronchi, portando l’albero sul quale si posa il suo seme verso la morte. O le piante di vaniglia, di banani, le tante varietà locali. «Qui c’è una biodiversità ancora da scoprire», racconta Fabrizio Buldrini, uno dei dottorandi dell’Unimore che ha scelto proprio la riserva Karen Mogensen e il Costa Rica per il suo percorso di studi al’estero. E mentre cala la sera e gli animali cominciano il loro concerto, sotto un cielo stellato dimenticato dalle città, si prepara la cena e si mangia seduti su una lunga tavolata in compagnia, lontano dal traffico e dalla velocità della vita di tutti i giorni: Luis Mena, il biologo del parco, il guardiaforesta Arnulfo Quiros e sua moglie Meri, il direttore di Asepaleco Rodolfo Quesada. Si respira aria pura, tra persone semplici che si sono assunte però il più nobile e importante dei compiti: salvaguardare un bene ambientale che è patrimonio di tutti e far crescere - come una pianta - il seme di un futuro nel pieno rispetto dell’ambiente.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
- Evaristo Sparvieri

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