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venerdì 24 dicembre 2010

Scorie, il caso in Parlamento

 «Non è chiaro quali siano i criteri individuati dalla Sogin per la definizione dei siti, trattandosi di aree densamente popolate o, nel caso dell’Appennino modenese, di aree montane soggette a rischio sismico e a rischio idrogeologico. Nessuna delle aree individuate nell’Appennino è sufficientemente ampia da poter includere la cosiddetta area di sicurezza. Oltretutto, siamo ancora in attesa che sia operativa l’Agenzia italiana per il nucleare, prevista dalle norme recentemente approvate». Lo afferma il deputato Pd Ivano Miglioli, annunciando un’interrogazione parlamentare al ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, per sapere «se aree dell’Appennino modenese sono state indicate come come sede per il deposito di scorie nucleari». La questione è sorta dopo la pubblicazione sul Sole24ore di una mappa nazionale che indicava 52 aree in cui potrebbero sorgere nuovi siti nucleari. Di queste, alcune riguardavano l’Appennino tosco-emiliano. Il governo ha incaricato Sogin, azienda pubblica controllata dal Ministero dell’economia, per l’attività di smaltimento delle centrali nucleari dismesse e della gestione delle scorie, nonchè per l’iter di localizzazione delle aree idonee. Iter ancora in corso. Per questo Miglioli chiederà al ministro quali siano gli orientamenti del Governo. La questione è stata già affrontata in Consiglio provinciale, dopo una risposta dell’assessore Stefano Vaccari a una interpellanza del capogruppo Pd, Luca Gozzoli, che nei prossimi giorni presenterà un odg per impegnare giunta e presidente a «scongiurare l’eventualità di scorie radioattive nel nostro territorio».
- (e.spa)

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